venerdì 27 aprile 2012

IN HONOREM – La recensione di Marijan Šunjić


Dr. sc. Marijan Šunjić, prof.emer.
Recensione del libro
IN HONOREM - Alessandro D'Errico, Nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina

L'intenzione principale di questo libro è quello di rendere omaggio ad un diplomatico e uomo straordinario: il Nunzio Apostolico in Bosnia-Erzegovina Alessandro D'Errico. Quest’atto di omaggio lo si realizza mediante una descrizione dettagliata delle sue attività nell'ultimo tumultuoso periodo storico dal 2005 fino ad oggi. Questa presentazione sarebbe incompleta e anche incomprensibile se venisse a mancare una disamina dettagliata delle condizioni in cui il Nunzio ha operato, una descrizione della complessa situazione geopolitica delle condizioni e delle difficoltà che si sono verificate in questa parte d'Europa e attraverso le quali sono è passati la Bosnia e, in particolare, i croati cattolici. Questo quadro storico ricco e sociologico dà un grande valore aggiunto al libro.
Il libro inizia con una prefazione del Cardinale Vinko Puljić, alla quale fa seguito un articolo introduttivo di mons. Tomo Vukšić I Romani Pontefici e il popolo croato. La maggior parte del testo è diviso in quattro capitoli e termina con una postfazione dal Vescovo Franjo Komarica.

L'articolo del Vescovo Tomo Vukšić I Pontefici romani e il popolo croato offre una panoramica molto buona circa i rapporti storici dei Croati con la Santa Sede dagli inizi fino alla visita del papa Giovanni Paolo II a Banja Luka nel 2003. Si pone l'accento su alcuni eventi chiave quali: il riconoscimento dello Stato croato e l'approvazione della liturgia slava (Giovanni III), i rapporti con i governanti bosniaci, tra cui il destino di Caterina Vukčić Kosača, moglie del penultimo re bosniaco Stjepan Tomaš, la grande attività di Papa Sisto V, l'aiuto fornito dal Papa nella difesa dall'invasione ottomana, il tutto fino ai giorni nostri. L'autore, in forma molto argomentata, copre l'intero campo di argomenti e i diversi quadri nazionali, in cui si è trovato in questo lungo periodo il popolo croato.
Utilissime sono quelle parti che, in forma sintetica, parlano delle specificità e della struttura della Santa Sede, della modalità d'azione del Papa, del suo ruolo nella storia europea politica e spirituale e degli importanti cambiamenti che si sono verificati in questo campo.

Capitolo I. La Diplomazia della Santa Sede in Bosnia-Hercegovina comincia con l'articolo del professor dr. sc. fra Iko Skoko Il rapporto tra la Santa Sede e la Bosnia fino al riconoscimento dell'indipendenza (fino al 2000). Il tema è trattato, in parte, dall'articolo precedente, ma si concentra sulla zona della Bosnia-Erzegovina e si caratterizza per lo stile e il modo conciso dell'esposizione. Questo articolo rende particolarmente importante e dettagliata la cronologia e la descrizione di ciò che sia il professore dr. sc. Franjo Sanjek, sia l'autore chiamano il "nodo gordiano bosniaco", l'apparizione dell'eresia e tutto ciò che, dopo, è accaduto nei rapporti tra la Santa Sede e i sovrani bosniaci (anche quelli croato-ungheresi), sia sul piano religioso che quello politico. Quello che segue è una descrizione dell'attività dei domenicani e dei francescani, le conquiste ottomane e la caduta del regno bosniaco. La sezione successiva descrive i rapporti, ancora non sufficientemente studiati, della Santa Sede dal 1463 al 1878, il processo di islamizzazione forzata e la penetrazione degli ortodossi e, infine, la difficile condizione dei cattolici come risulta dalle relazioni dei visitatori apostolici. Il periodo più recente è analizzato in forma esauriente, innanzitutto l'Impero austro-ungarico (1878-1918), quindi il Regno della Jugoslavia (1918-1941), il NDH (lo Stato Indipendente di Croazia) e la SFR Jugoslavia, il tutto fino alla disgregazione della Jugoslavia.
Per meglio capire l'attività del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico, tema principale di questo libro, nell'articolo del vescovo Vukšić La diplomazia della Santa Sede e la missione del Nunzio apostolico al servizio dell'uomo e dei valori vengono, prima di tutto, descritti brevemente gli obiettivi, i principi e le modalità di azione della diplomazia della Santa Sede. Già precedentemente è stato sottolineato l'unicità della struttura e lo status della Santa Sede che è, allo stesso tempo, il centro globale e spirituale di tutti i cattolici e uno Stato nel contesto del diritto internazionale, con tutti gli attributi e le funzioni. Sia lo status della Santa Sede sia l'ininterrotta tradizione di attività lungo duemila anni, danno alla diplomazia della Santa Sede, un carattere specifico che l'autore illustra anche con l'esempio concreto di impegno in Bosnia-Erzegovina. Vorrei solo aggiungere che nella sua attività diplomatica nel territorio della disintegrata Jugoslavia, nella nuova situazione venutasi a creare, in particolare in Bosnia-Erzegovina, Croazia, Slovenia, la Santa Sede, spinta dall'urgenza della situazione, ha addirittura rinunciato ad alcuni dei suoi principi e per prima ha assunto iniziative volte a porre fine ai conflitti armati e al raggiungimento di una pace giusta. Questo si vede meglio nell'articolo del prof. dr. sc. fra Velimir Blažević L'impegno del papa Giovanni Paolo II e della diplomazia vaticana per la Bosnia-Erzegovina durante la guerra in Bosnia 1992-1995. L'articolo descrive in dettaglio e in forma documentata gli interventi pubblici del Santo Padre, la diffusione della verità sulla guerra in Bosnia-Erzegovina, gli appelli per la fine della guerra e il ristabilimento della pace, le preghiere e gli appelli a soccorrere le vittime, nonché i pressanti inviti alla riconciliazione e al perdono dopo l'interruzione dei conflitti armati. Altrettanto importante, se non più importante, è quell'attività diplomatica invisibile della Santa Sede, che si è impegnata presso la cosiddetta comunità internazionale allo scopo di intervenire e mettere la parola fine all'aggressione, così come il riconoscimento internazionale dei paesi emergenti nella speranza che questo possa contribuire a stabilire la pace. La Santa Sede è stata tra i primi Stati a riconoscere la Slovenia, la Croazia e la Bosnia-Erzegovina nell'aprile del 1992, allacciando relazioni diplomatiche e inviando il suo primo Nunzio Apostolico, mons. Francesco Monterisi.
I successivi tre articoli descrivono la drammatica visita pastorale di papa Giovanni Paolo II a Sarajevo nell'aprile del 1997, la visita a Banja Luka nel giugno del 2003, e anche le visite nella Repubblica di Croazia. Mons. Ivo Tomšević nell'articolo Esperienze di un Nunzio in Bosnia-Erzegovina descrive gli anni di preparazione per una visita a Sarajevo a cui ha collaborato anche il Nunzio Apostolico, con molti dettagli interessanti che illustrano tutta l'incertezza e i possibili pericoli a cui è andato incontro, coraggiosamente, il Santo Padre, a anche tutti coloro che in quei giorni hanno lavorato per l'organizzazione della visita papale. Appunto questi dettagli, visti dal punto di vista del Nunzio e degli organizzatori diretti, sono una preziosa e istruttiva testimonianza di questi eventi storici.
Mons. Ante Orlovac nell'articolo Le due visite del papa Giovanni Paolo II in Bosnia-Erzegovina, scrive anch'egli su questi avvenimenti, in qualità di partecipante diretto, con particolare accento al clima sociale, economico e politico in cui si sono verificate le due visite papali, fornendoci quindi un altro punto di vista su questi eventi, complementare ai precedenti. Entrambi questi testi contengono una forte nota personale che impedisce loro di essere una fredda descrizione cronologica e consentendoci di comprendere meglio sia il coraggio di tutti i partecipanti sia il carattere di eventi stessi.
Il terzo articolo, intitolato La seconda visita pastorale del Santo Padre Giovanni Paolo II in Bosnia-Erzegovina (Banja Luka, 22 giugno 2003) - Viaggio Apostolico al servizio della fede, della speranza e dell'amore, è uscito dalla penna di una persona altamente qualificata ed informata il Cardinale Angelo Sodano, ex Segretario di Stato di Sua Santità, il primo dei suoi collaboratori. La storia confermerà il ruolo di primo piano svolto dal Cardinale Sodano in tutte le missioni affidategli dal Santo Padre.
Fanno seguito due articoli sulla regolamentazione delle questioni giuridiche tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina dopo il raggiungimento dell'indipendenza. Il vescovo mons. Tomo Vukšić nell'articolo Le relazioni tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina – dal riconoscimento dell'indipendenza fino ad oggi, fa l'analisi di due importanti documenti: l’Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, e l’Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina.
Va posto l'accento sul fatto che, negli ultimi tempi, la definizione della posizione dei fedeli cattolici e delle relazioni della Santa Sede con gli altri paesi non sono più regolate da concordati, ma da accordi molto più flessibili e realistici come è stato fatto, per esempio, nel caso della Repubblica di Croazia: questo esempio è stato seguito da altri paesi post-comunisti. Data l'importanza di questo nuovo approccio vengono elencate le singole parti dell'articolo che meritano un'attenta lettura per la comprensione: Preparazione dell'accordo; Riferimento ai principi, Personalità giuridica, Libero esercizio della missione apostolica, Libertà di culto, Beni temporali della Chiesa, Istituti educativi e caritativi, forze militari e di sicurezza; la Questione dei matrimoni, i Possibili problemi e la ratifica dell'Accordo, il Protocollo aggiuntivo all'accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina.
Il vescovo Vukšić, nei due successivi brevi articoli, fornisce una panoramica comparativa di questi rapporti nella regione multiconfessionale in cui si trova la Bosnia-Erzegovina. Il primo articolo L'Accordo di base tra la Santa Sede e il Montenegro, e poi L'importanza ecumenica, dialogica e politica dell'Accordo della Bosnia-Erzegovina con la Santa Sede, con i capitoli: La Bosnia-Erzegovina e il Montenegro più vicini agli standard europei, La Chiesa Cattolica non vuole privilegi, La parità di diritti per tutte le comunità religiose.
Questi due articoli sono una buona integrazione e spiegazione di alcuni importanti elementi degli Accordi sopraccitati; a tutto questo si collega bene anche l'articolo L'Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina nel rapporto con la comunità ortodossa e mussulmana, uscito dalla penna di mons. Pietro Parolin, ex sottosegretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati e attualmente Nunzio Apostolico in Venezuela. Questo testo, in realtà, si basa su una lezione tenuta, nel 2009, durante una conferenza internazionale dal titolo: „The Holy See and the States of Post-Communist Europe. Key Aspects of their Relations Twenty Years after the Fall of the Berlin Wal“, presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino. Esso si compone di tre parti. La prima tratta della situazione storica delle comunità religiose in Bosnia-Erzegovina nel contesto politico e sociale. La seconda parte descrive le fasi più importanti della preparazione, firma, ratifica e modifica del già nominato Accordo di base e del Protocollo Addizionale; mentre la terza parte discute l'importanza dell'Accordo nel suo significato ecumenico e interreligioso. Notiamo che c'è una grande copertura riguardo la trattazione di questi temi anche negli altri articoli di questo libro rivista ma, il particolare valore di questo testo deriva dal fatto che su questi temi scrive un autore di grande esperienza che gli consente di avere, su tutti questi problemi, una visione più ampia - specialmente di tipo giuridico – e un'altra prospettiva di tipo complementare.
Nell'articolo L'erezione della Facoltà teologica cattolica, il vescovo Tomo Vukšić scrive su questo importante evento grazie al quale la Facoltà di teologia cattolica è stata inserita nell'Università di Sarajevo il 28 febbraio 2011, con la firma dell'Accordo di diritti e doveri reciproci con l'Università di Sarajevo, e dopo che il Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione romana per l'Educazione Cattolica, ha firmato il decreto con il quale si eleva la Teologia Cattolica Vrhbosna di Sarajevo - la più antica istituzione di istruzione superiore in Bosnia-Erzegovina - al livello di facoltà teologica. Questo evento è frutto di anni di preparazione a cui ha partecipato anche il Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico.

Il Capitolo II dal titolo Il messaggero di pace: l'arcivescovo Alessandro D'Errico, è dedicato alla descrizione dettagliata della vita e dell'opera del Nunzio Apostolico. Si inizia con un reportage sul suo luogo natale Frattamaggiore, vicino Napoli, segue poi una descrizione del suo percorso sacerdotale a partire dall'ordinazione avvenuta il 24 marzo 1974. Zoran Krešić e l'ex segretario del Nunzio, Valdemar, hanno preparato una breve presentazione della carriera diplomatica del Nunzio, durante la quale ha prestato servizio nelle Nunziature apostoliche in tutto il mondo: in Thailandia (dal 1977 al 1981), in Brasile (dal 1981 al 1984), in Grecia (dal 1984 al 1986), in Polonia (1992-1998) e in Pakistan (dal 1998 al 2005).-paragrafo da rivedere
L'articolo successivo Raccolta delle più significative omelie, conferenze, discorsi, interviste, lettere e di altri interventi pubblici del Nunzio Alessandro D'Errico, preparati da Zoran Krešić è molto interessante, perché illustra la persona del Nunzio da un altro punto di vista meno formale - come uomo e come amico. L'articolo consiste, come da titolo, in una raccolta dei suoi discorsi tenuti in varie occasioni e in luoghi diversi. Essi rivelano che il Nunzio non solo possiede un'ottima conoscenza della storia dei Croati cattolici nella regione, con tutti i momenti belli e difficili, ma anche una familiarità con i tanti problemi e dolori che attualmente affliggono i Croati.
Si può poi notare qualcosa di insolito che lo fa discostare dalla solita prassi „diplomatica“ e dal riserbo: il Nunzio si identifica con le persone a cui si rivolge, condivide le loro preoccupazioni e sofferenze ma, allo stesso tempo, come un buon pastore e rappresentante del Sommo Pontefice, indica loro la strada giusta e li incoraggia. Sorprende la sua conoscenza delle circostanze e ancor di più la prontezza all'impegno concreto e, „senza peli sulla lingua“, la cura dei giusti interessi degli emarginati e delle persone lese. Particolarmente interessante è l'intervista del Nunzio con il giornalista Jozo Pavković, in cui si espone una visione generale della sua vita e le sue opinioni personali sulle questioni trattate in questo libro.

Il Capitolo III intitolato Le testimonianze – i racconti sul Nunzio, contiene le dichiarazioni sul Nunzio rilasciate da persone pubbliche e famose: i presidenti della Repubblica di Croazia e del Montenegro, un membro presidenziale della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, il Presidente della Repubblica Serba e altre illustri personalità. Anche se ciò che meglio descrivere la figura del Nunzio è il suo lavoro e le sue parole, come testimoniano i testi di questo volume, l'immagine è ben completata dalle numerose dichiarazioni di elogio, rilasciate sulla base di posizioni molto diverse e di esperienze personali.

Il Capitolo IV contiene gli allegati che riguardano i documenti giuridici, presi in esame in forma dettagliata anche nel capitolo I. Essi sono stati preparati dal vescovo Tomo Vukšić. Sono i testi bilingue (inglese-croato) dei Trattati tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina: l’Accordo di base tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, il Protocollo Addizionale all'accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, l’Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia-Erzegovina e il testo (italiano-montenegrino) dell'Accordo di Base tra la Santa Sede e il Montenegro. Questa raccolta di saggi, dedicata al Nunzio Apostolico in Bosnia Erzegovina Alessandro D'Errico, si conclude con una calorosa postfazione del vescovo Franjo Komarica.
Permettetemi di concludere. Da quanto detto è evidente che questo libro ha molti livelli e raggiunge diversi obiettivi importanti.
• La descrizione dell'azione e della luminosa figura del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico è il modo migliore di riconoscimento e di apprezzamento per l'impegno saggio e generoso a favore del popolo croato e di tutti gli altri cittadini della Bosnia-Erzegovina.
• L'attività del Nunzio Apostolico, inserita nel necessario quadro politico e sociale, consente una corretta valutazione e apprezzamento delle sue posizioni e di quelle della Santa Sede, o più precisamente del Capo della Chiesa cattolica, sia nell'immediato che nella storia precedente. Sono state anche offerte indicazioni utili sulla struttura e sul lavoro diplomatico della Santa Sede.
• Un aspetto importante di questa attività è la descrizione dettagliata degli sforzi della Santa Sede e, in particolare, del papa Giovanni Paolo II per l'instaurazione della pace in Bosnia-Erzegovina e delle sue visite apostoliche, attraverso le quali, si possono vedere come tutte le procedure si sono distaccate dalla prassi diplomatica abituale della Santa Sede.
• In forma esauriente sono presentati gli Accordi tra la Santa Sede e la Bosnia-Erzegovina, come importante fattore di nuove relazioni, con una loro analisi comparativa che permette di analizzare meglio ciò che - secondo questi accordi - potrebbe e dovrebbe essere la posizione dei cattolici nella multiconfessionale Bosnia-Erzegovina.
• Attraverso la descrizione dell'attività e delle parole del Nunzio Apostolico Alessandro D'Errico, pronunciate in numerose occasioni negli incontri con i fedeli, questo libro trasmette il suo messaggio di speranza e di incoraggiamento, tanto necessario in questi tempi difficili, a tutti i cattolici e a tutti i cittadini della Bosnia-Erzegovina.

Su Marijan Šunjić:

Nessun commento:

Posta un commento