domenica 30 giugno 2013

La Croazia diviene il 28° Stato membro dell'Unione Europea

La Croazia entra ufficialmente nell'UE. Tutte le maggiori testate giornalistiche mondiali, nelle loro espressioni multimediali cartacee e digitali, rivolgono la loro attenzione ed i loro commenti a questo avvenimento che assume grande rilevanza storica e politica nel contesto europeo ed internazionale, e narrano la lunga strada percorsa negli ultimi vent'anni dalla nazione e dalla società croata per lo sviluppo della democrazia e dell'economia.
Nei giorni che precedono immediatamente il primo luglio, giorno in cui inizia l'esperienza istituzionale della Croazia come paese membro dell'Unione Europea, la capitale Zagabria diviene un luogo celebrativo privilegiato dell'incontro e del dialogo tra i rappresentanti e le istituzioni internazionali. Soprattutto nella serata di domenica 30 giugno 2013 nella capitale e in tutte le altre città croate si sviluppa una festa memorabile di istituzioni e di popolo.
A Zagabria è prevista una serata di gala con cena nel palazzo del Governo con la partecipazione di centinaia di delegazioni straniere e di numerosi dirigenti delle istituzioni croate. Tutti poi si portano verso mezzanotte nella piazza principale ove tra migliaia di cittadini si esibiscono artisti, si tengono discorsi ufficiali dei massimi rappresentanti nazionali ed europei per celebrare l'adesione della Croazia all'EU, e si conclude con uno spettacolo di fuochi d'artificio.
Accanto al Presidente della Repubblica, e ai massimi dirigenti del Governo e delle Istituzioni della Croazia, è prevista la presenza dell'intera dirigenza dell'Unione Europea, di Herman Van Rompuy presidente del Consiglio europeo, di Jose Manuel Barroso presidente della Commissione europea, di Martin Schulz presidente dell'Europarlamento; dei presidenti della Romania, della Grecia, della Lituania, di Cipro, della Repubblica Ceca, della Slovenia; dei premier della Polonia, della Lettonia, dell'Ungheria, del Belgio, della Slovacchia, di Malta, e del cancelliere austriaco. A rappresentare l'Italia interviene direttamente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano accompagnato dal Ministro degli Esteri Emma Bonino.
Per la Santa Sede è presente il cardinale Giovanni Lajolo, delegato per l'occasione da papa Francesco, ed il Nunzio Apostolico in Croazia l'arcivescovo Alessandro D'Errico accompagnato dal Consigliere di Nunziatura mons. Mauro Lalli e da p. Ivica Hadaš s.j. come interprete.
L'importanza dell'avvenimento stimola ricerche ed approfondimenti nelle varie direzioni d'analisi (storica, culturale, politica, economica, territoriale, religiosa, antropologica, diplomatica, ecclesiale, ecc.). Sicuramente si avrà occasione di trattare in vari momenti e nelle varie sedi dello studio e della comunicazione gli aspetti, le dimensioni, i significati e le prospettive legati all'entrata della Croazia nell'Unione Europea. 
Per questo post riporto due riferimenti che attengono la comunicazione diplomatica italiana ed ecclesiale: il messaggio del Presidente Giorgio Napolitano inviato al Presidente Ivo Josipovic per l'entrata ufficiale della Croazia nell'EU, e l'indirizzo di S.E. Alessandro D'Errico decano del Corpo Diplomatico a Zagabria per gli auguri del nuovo anno 2013 al Presidente della Repubblica di Croazia.
Il primo riferimento esprime con le parole del suo Presidente la lealtà, la tradizione europeistica, gli auspici, ed il sentimento di accoglienza di uno Stato fondatore della Comunità Europea; il secondo riferimento esprime nel linguaggio diplomatico la tradizione vaticana dell'attenzione alle radici storiche, all'identità culturale e al dialogo tra i popoli e le culture d'Europa, ed esprime l'ispirazione del magistero pontificio, in particolare di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, che anche nella criticità dei tempi recenti non ha mai fatto mancare il suo sostegno alla vita comunitaria ecclesiale e alle speranze di sviluppo della Croazia.

Comunicato della Presidenza della Repubblica Italiana
Il Presidente Napolitano, il 25 giugno scorso in occasione della ricorrenza dell'indipendenza della Croazia, in un messaggio al Presidente Ivo Josipović, aveva fatto pervenire, a nome del popolo italiano e suo personale, i migliori auguri di prosperità per il popolo croato: "L'imminente ingresso della Croazia nella UE rappresenta - si legge nel messaggio - il coronamento del percorso virtuoso intrapreso da Zagabria sul piano dell'integrazione europea ed euro-atlantica, oltrechè un forte incoraggiamento verso gli altri Stati della regione. L'Italia ha sempre sostenuto con convinzione tale percorso, riconoscendo gli sforzi compiuti dalle istituzioni e dal popolo croato a tal fine. Sono certo inoltre che tali progressi rafforzeranno ulteriormente i nostri già fecondi rapporti bilaterali, anche grazie al contributo determinante delle nostre rispettive minoranze".

Indirizzo di auguri del Corpo Diplomatico al Presidente della Repubblica di Croazia
Mr. President
As the official representatives of our countries, we are privileged to follow the political and social events in Croatia, and honoured to share with Your Excellency the hopes and challenges of our times. In this context, let me say that we follow your activities with admiration and respect. We much appreciate your tireless commitment to strengthening the position of Croatia in the family of the nations, both at home and abroad. We sincerely congratulate you for what you have achieved, in your capacities as the supreme state authority and the guarantor of constitutionality and unity.
With you, we rejoice in the imminent full European integration of Croatia. We are convinced that Croatia greatly deserves to be part of the European Union, not only because of its history and geography but also because of its ability to overcome the sufferings of the past and build its own destiny in freedom, cooperation, reconciliation and peace.
Obviously we do not overlook the problems you have to confront in your daily duties, including challenges coming from the global economic crisis, some delicate situations at the regional level, inherited from the past, and some tensions on issues of particular importance for religious communities. We are confident that, having in mind the goals that the country intends to achieve at the domestic and international levels, under your wise guidance Croatia will be able to overcome the present difficulties, as it has done so many times in its history, so that the New Year might really be a remarkable one for its progress and stability.


sabato 29 giugno 2013

Celebrazione di San Josemaria Escrivà Balaguer nella cattedrale di Zagabria

Le principali agenzie cattoliche di Croazia e di Bosnia-Erzegovina, tra le notizie del 27 e del 28 giugno 2013, riportano la celebrazione nella cattedrale di Zagabria della memoria di San Josemaria Escrivà Balaguer (26 giugno). La Chiesa di Zagabria ha voluto che a presiedere l'Eucaristia della sera fosse l'arcivescovo Alessandro D'Errico, Nunzio Apostolico in Croazia.
La figura del santo fondatore dell'Opus Dei è molto amata dal popolo di Dio, ricca dei segni dell'impegno e della testimonianza cristiana nelle dimensioni sociali e spirituali del mondo moderno.
Nella sua omelia, sintetizzata e riportata con ampi commenti nella rete informatica, Mons. D'Errico ha tracciato i tratti essenziali della spiritualità contemplativa di San Josemaria e ha proposto all'attenzione dei fedeli numerosi le ispirazioni del suo exemplum operativo e sacerdotale.

Riporto la traduzione ad sensum della notizia e dei commenti pubblicati sulla rete da IKA, KTA e GK; e a seguire una scheda del santo ricavata dal portale dedicato.

Zagabria, 28 giugno 2013

CELEBRAZIONE di San Josemaría Escrivá nella Cattedrale di Zagabria

La sua vita interiore e il suo apostolato sono stati alimentati dalla preghiera e dai sacramenti, ha detto nella sua omelia il Nunzio Alessandro D'Errico


In occasione della festa di S. Josemaría Escrivá (1902-1975), fondatore dell'Opus Dei, il nunzio apostolico nella Repubblica di Croazia, l'Arcivescovo Alessandro D'Errico, ha celebrato la Messa nella cattedrale di Zagabria Giovedi, 27 Giugno.
Nella sua omelia il Nunzio D'Errico ha detto che ha accolto l'invito a presiedere la Messa per due motivi legati all'importanza della figura del Santo. In primo luogo perché San Josemaria con il suo lavoro ed il suo apostolato ha lasciato un segno profondo nel secolo scorso, ed ha per molti aspetti preceduto e preparato il Concilio Vaticano II. In secondo luogo perché nel nostro tempo il suo messaggio ed i suoi insegnamenti sono vivi e di grande attualità, sia a livello personale e sia per tutti i cristiani. Era contemplativo in mezzo al mondo: la sua vita interiore e il suo apostolato sono stati alimentati dalla preghiera e dai sacramenti. Aveva un amore appassionato per l'Eucaristia, e la Santa Messa era il suo centro e la fonte della vita. Aveva una piena fedeltà alla Chiesa e al papa. Ha promosso una forte devozione a Maria, a San Giuseppe e all'Angelo custode.
Pertanto, è stato ed è tuttora un modello e fonte di ispirazione per molti cristiani, ha detto il Nunzio D'Errico, e in particolare ha sottolineato l'idea centrale dell'apostolato di San Josemaria Escrivá: la santità di tutti, in mezzo al mondo, con il lavoro di tutti i giorni, che è particolarmente ispirato da Dio per il nostro tempo.
Rispondendo alla domanda "come si vive qui il suo messaggio, ossia nella vostra vita, per raccogliere i suoi insegnamenti?", il nunzio ha detto: "è necessario guardare al lavoro attraverso la lente della fede cristiana, che è molto diversa dal punto di vista laico."
Ha spiegato che vi è sempre il rischio di una visione laica del lavoro. Basta dare un'occhiata in giro. La maggior parte della gente vive il lavoro solo come uno strumento necessario per le assicurazioni sulla vita, o come un modo di auto-affermazione nella società. Le conseguenze del punto di vista laico le vediamo molto spesso: la corruzione, l'ingiustizia e l'abuso sulle fasce più deboli della società, i frequenti litigi con gli altri, il diffuso malcontento e i disordini.
Alla fine dell'omelia, il Nunzio D'Errico ha esortato i fedeli a vivere lo spirito del messaggio di San Josemaría e a riflettere sul loro lavoro quotidiano: “Siamo collaboratori di Dio capaci di realizzare una società più equa; capaci di elevare una fervida preghiera gradita a Dio, pienamente consapevoli delle proprie responsabilità. Guardando a Gesù sulla croce per comprendere il grande mistero della redenzione del mondo. Vivendo una grande solidarietà e vicinanza con l'ispirazione dell'amore di Dio”. 



lunedì 24 giugno 2013

Le giornate dei Nunzi Apostolici a Roma con papa Francesco

L'assemblea del Corpo Diplomatico della Santa Sede, convocata per il 21 e il 22 giugno 2013 nell'ambito delle celebrazioni dell'Anno della Fede, si è svolta alla presenza di papa Francesco e con un calendario ricco di significativi incontri svolti in Vaticano e in altri luoghi della Roma cristiana.
I Nunzi Apostolici di tutto il mondo, in un clima di fraternità e comunione, hanno potuto accogliere le esortazioni spirituali e recepire le linee pastorali indicate dal Pontefice per il loro ministero di rappresentanti della Chiesa nei vari luoghi della terra.
La prima giornata si è svolta tra il Vaticano e la Basilica papale di San Paolo fuori le mura. In mattinata i 150 Nunzi Apostolici sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco che ha rivolto loro un discorso nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Al pomeriggio i Nunzi hanno partecipato all'adorazione eucaristica nella Basilica di San Paolo, presieduta dal cardinale arciprete titolare James Harvey, ed hanno vissuto un momento di meditazione sviluppato con le riflessioni del cardinale Gianfranco Ravasi. Sono stati poi in preghiera sulla tomba dell'Apostolo delle genti ed hanno visitato l'area archeologica della basilica. In serata i Nunzi Apostolici sono rientrati in Vaticano ed hanno cenato con papa Francesco nell'ambiente cinquecentesco del cortile ovale della Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia della Scienze.
La seconda giornata si è svolta interamente in Vaticano. In mattinata i Nunzi Apostolici hanno concelebrato l'Eucaristia presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone nella Cappella del Coro della Basilica di San Pietro. Hanno poi realizzato un incontro di lavoro con la Segreteria di Stato e con i superiori responsabili, fino all'ora di pranzo che si è tenuto nella Casa Santa Marta.
Un fuori programma della giornata si è avuto con il protrarsi degli incontri personali con il Pontefice, il quale ha dovuto rinunciare alla presenza al Concerto delle 17.30 organizzato in suo onore nella Sala Paolo VI.
Ai Nunzi Apostolici presenti a Roma papa Francesco ha fatto dono di una croce d'argento.
A Mons. D'Errico, Nunzio Apostolico in Croazia, è toccato anche il privilegio della bella foto di questo post che lo ritrae nello scambio intenso e cordiale con il pontefice.
I Nunzi Apostolici rimasti a Roma anche la domenica 23 giugno hanno partecipato alla Santa Messa celebrata al mattino dal Papa nella Cappella della Casa Santa Marta.
Sul portale della Santa Sede, e sui vari network vaticanisti collegati compresa la testata di L'Osservatore Romano, è possibile accedere agli approfondimenti e ai commenti utili per la conoscenza dello svolgimento delle giornate e delle tematiche dei discorsi del magistero.
La lettura diretta del discorso scritto di suo pugno ai Nunzi Apostolici, sullo stile e sul senso della loro missione di rappresentanti pontifici presso le varie comunità ecclesiali e le varie nazioni della terra, ci trasmette l'importanza etica ed il valore spirituale assunto dal magistero pastorale di papa Francesco per l'attualizzazione della testimonianza cristiana e dell'annuncio del Vangelo nelle problematiche sociali e personali vissute nel mondo d'oggi.
Cosi anche le parole del cardinale Bertone, rivolte ai Nunzi Apostolici durante l'omelia del 22 giugno, hanno voluto rimarcare i riferimenti di papa Francesco e hanno indicato la necessità di ispirarsi all'esempio dei Santi Pietro e Paolo, di cui si celebra la memoria liturgica il prossimo 29 giugno:

Sabato 29 giugno celebreremo la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo. Guardando a queste due colonne della Chiesa ci accorgiamo sempre più che la radice della fede e la sorgente della missione della Chiesa consistono anzitutto nell’amicizia con il Signore Gesù. Pietro e Paolo sono stati testimoni credibili del Vangelo poiché erano soprattutto autentici amici di Cristo, pronti a dare la vita per Lui. Ecco in che cosa consiste la testimonianza cristiana, ecco ciò che il Signore attende anche da noi: essere suoi amici, amarlo sopra ogni cosa e nulla mai anteporre al suo amore”.



DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLE GIORNATE DEDICATE AI RAPPRESENTANTI PONTIFICI
Sala Clementina
Venerdì, 21 giugno 2013
Cari Confratelli,
queste giornate, nell’Anno della fede, sono un’occasione che il Signore offre per pregare insieme, per riflettere insieme e per vivere un momento fraterno. Ringrazio il Cardinale Bertone per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti, ma vorrei ringraziare ciascuno di voi per il vostro servizio che mi aiuta nella sollecitudine per tutte le Chiese, in quel ministero di unità che è centrale per il Successore di Pietro. Voi mi rappresentate nelle Chiese sparse in tutto il mondo e presso i Governi, ma vedervi oggi così numerosi mi dà anche il senso della cattolicità della Chiesa, del suo respiro universale. Grazie di vero cuore! Il vostro lavoro è un lavoro – la parola che mi viene è “importante”, ma è una parola formale – ; il vostro lavoro è più che importante, è un lavoro di fare la Chiesa, di costruire la Chiesa. Fra le Chiese particolari e la Chiesa universale, tra i Vescovi e il Vescovo di Roma. Non siete intermediari, piuttosto siete mediatori, che con la mediazione fate la comunione. Alcuni teologi studiando l’ecclesiologia, parlano di Chiesa locale e dicono che i Rappresentanti Pontifici e i Presidenti delle Conferenze Episcopali fanno una Chiesa locale che non è di istituzione divina, è organizzativa ma aiuta ad andare avanti la Chiesa. E il lavoro più importante è quello della mediazione, e per mediare è necessario conoscere. Non conoscere soltanto le carte – che è molto importante leggere carte e sono tante – ma conoscere le persone. Perciò io considero che il rapporto personale tra il Vescovo di Roma e voi sia una cosa essenziale. È vero c’è la Segreteria di Stato che ci aiuta, ma quest’ultimo punto, il rapporto personale, è importante. E dobbiamo farlo, da ambedue le parti.
Ho pensato a questa riunione e vi offro dei semplici pensieri su alcuni aspetti, direi esistenziali, del vostro essere Rappresentanti Pontifici. Sono cose sulle quali ho riflettuto nel mio cuore, soprattutto pensando di mettermi accanto a ciascuno di voi. In questo incontro, non vorrei dirvi parole meramente formali o parole di circostanza; farebbero male a tutti, a voi e a me. Quello che vi dico adesso viene dal di dentro, ve lo assicuro, e mi sta a cuore.
1. Anzitutto vorrei sottolineare che la vostra è una vita di nomadi. L’ho pensato tante volte: poveri uomini! Ogni tre, quattro anni per i Collaboratori, un po’ di più per i Nunzi, voi cambiate posto, passate da un Continente all’altro, da un Paese all’altro, da una realtà di Chiesa ad un’altra, spesso molto diversa; siete sempre con la valigia in mano. Mi pongo la domanda: che cosa dice a tutti noi questa vita? Che senso spirituale ha? Direi che dà il senso del cammino, che è centrale nella vita di fede, a iniziare da Abramo, uomo di fede in cammino: Dio gli chiede di lasciare la sua terra, le sue sicurezze, per andare, affidandosi a una promessa, che non vede, ma che conserva semplicemente nel cuore come speranza che Dio gli offre (cfr Gen 12,1-9). E questo comporta due elementi, a mio parere. Anzitutto la mortificazione, perché davvero, andare con la valigia in mano è una mortificazione, il sacrificio di spogliarsi di cose, di amici, di legami e iniziare sempre di nuovo. E questo non è facile; è vivere nel provvisorio, uscendo da se stessi, senza avere un luogo dove mettere radici, una comunità stabile, eppure amando la Chiesa e il Paese che siete chiamati a servire. Un secondo aspetto che comporta questo essere nomadi, sempre in cammino, è quello che ci viene descritto nel capitolo undicesimo della Lettera agli Ebrei. Elencando gli esempi di fede dei padri, l’autore afferma che essi videro i beni promessi e li salutarono da lontano - è bella questa icona -, dichiarando di essere pellegrini su questa terra (cfr 11,13). E’ un grande merito una vita così, una vita come la vostra, quando si vive con l’intensità dell’amore, con la memoria operante della prima chiamata.
2. Vorrei fermarmi un momento sull’aspetto di “guardare da lontano”, guardare le promesse da lontano, salutarle da lontano. Che cosa guardavano da lontano i padri dell’Antico Testamento? I beni promessi da Dio. Ciascuno di noi si può domandare: qual è la mia promessa? A che cosa guardo? Che cosa cerco nella vita? Quello che la memoria fondante ci spinge a cercare è il Signore, Lui è il bene promesso. Questo non deve sembrarci mai qualcosa di scontato. Il 25 aprile 1951, in un celebre discorso, l’allora Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Montini, ricordava che la figura del Rappresentante Pontificio «è quella di uno che ha veramente la coscienza di portare Cristo con sé», come il bene prezioso da comunicare, da annunciare, da rappresentare. I beni, le prospettive di questo mondo finiscono per deludere, spingono a non accontentarsi mai; il Signore è il bene che non delude, l'unico che non delude. E questo esige un distacco da se stessi che si può raggiungere solo con un costante rapporto con il Signore e l’unificazione della vita attorno a Cristo. E questo si chiama familiarità con Gesù. La familiarità con Gesù Cristo dev’essere l’alimento quotidiano del Rappresentante Pontificio, perché è l’alimento che nasce dalla memoria del primo incontro con Lui e perché costituisce anche l’espressione quotidiana di fedeltà alla sua chiamata. Familiarità con Gesù Cristo nella preghiera, nella Celebrazione eucaristica, da non tralasciare mai, nel servizio della carità.
3. C’è sempre il pericolo, anche per gli uomini di Chiesa, di cedere a quella che io chiamo, riprendendo un’espressione di De Lubac, la “mondanità spirituale”: cedere allo spirito del mondo, che conduce ad agire per la propria realizzazione e non per la gloria di Dio (cfr Meditazione sulla Chiesa, Milano 1979, p. 269), a quella sorta di “borghesia dello spirito e della vita” che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e tranquilla. Agli Alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica ho ricordato come per il beato Giovanni XXIII, il servizio quale Rappresentante Pontificio sia stato uno degli ambiti, e non secondario, in cui prese forma la sua santità, e citavo alcuni passaggi del Giornale dell’Anima che si riferivano proprio a questo lungo tratto del suo ministero. Egli affermava di avere compreso sempre di più che, per l’efficacia della sua azione, doveva potare continuamente la vigna della sua vita da ciò che è solo fogliame inutile e andare diritto all’essenziale, che è Cristo e il suo Vangelo, altrimenti si rischia di volgere al ridicolo una missione santa (Giornale dell’Anima, Cinisello Balsamo 2000, pp. 513-514). E’ una parola forte questa del ridicolo, ma è vera: cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi Pastori al ridicolo; potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle. Questa è una regola comune.
Ma noi siamo Pastori! E questo non lo dobbiamo dimenticare mai! Voi, cari Rappresentanti Pontifici, siete presenza di Cristo, siete presenza sacerdotale, di Pastori. Certo, non insegnerete ad una porzione particolare del Popolo di Dio che vi è stata affidata, non sarete a guida di una Chiesa locale, ma siete Pastori che servono la Chiesa, con ruolo di incoraggiare, di essere ministri di comunione, e anche con il compito, non sempre facile, del richiamare. Fate sempre tutto con profondo amore! Anche nei rapporti con le Autorità civili e i Colleghi voi siete Pastori: ricercate sempre il bene, il bene di tutti, il bene della Chiesa e di ogni persona. Ma questo lavoro pastorale, come ho detto, si fa con la familiarità con Gesù Cristo nella preghiera, nella Celebrazione eucaristica, nelle opere di carità: lì è presente il Signore. Ma da parte vostra si deve fare anche con professionalità, e sarà come il vostro – mi viene da dire una parola – il vostro cilicio, la vostra penitenza: fare sempre con professionalità le cose, perché la Chiesa vi vuole così. E quando un Rappresentante Pontificio non fa le cose con professionalità, perde anche autorità.
Vorrei concludere dicendo anche una parola su uno dei punti importanti del vostro servizio come Rappresentanti Pontifici, almeno per la stragrande maggioranza: la collaborazione alle provviste episcopali. Voi conoscete la celebre espressione che indica un criterio fondamentale nella scelta di chi deve governare: si sanctus est oret pro nobis, si doctus est doceat nos, si prudens est regat nos - se è Santo preghi per noi, se è dotto ci insegni, se è prudente ci governi. Nel delicato compito di realizzare l’indagine per le nomine episcopali siate attenti che i candidati siano Pastori vicini alla gente: questo è il primo criterio. Pastori vicini alla gente. E’ un gran teologo, una grande testa: che vada all’Università, dove farà tanto bene!. Pastori! Ne abbiamo bisogno! Che siano, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi; che amino la povertà, interiore come libertà per il Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita, che non abbiano una psicologia da “Principi”. Siate attenti che non siano ambiziosi, che non ricerchino l’episcopato; si dice che il Beato Giovanni Paolo II in una prima udienza che aveva avuto con il Cardinale Prefetto della Congregazione dei Vescovi, questi gli ha fatto la domanda sul criterio di scelta dei candidati all’Episcopato e il Papa con la sua voce particolare: «Il primo criterio: volentes nolumus». Quelli che ricercano l’Episcopato… no, non va. E che siano sposi di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra. Siano capaci di “sorvegliare” il gregge che sarà loro affidato, di avere cioè cura per tutto ciò che lo mantiene unito; di “vigilare” su di esso, di avere attenzione per i pericoli che lo minacciano; ma soprattutto siano capaci di “vegliare” per il gregge, di fare la veglia, di curare la speranza, che ci sia sole e luce nei cuori, di sostenere con amore e con pazienza i disegni che Dio attua nel suo popolo. Pensiamo alla figura di san Giuseppe che veglia su Maria e Gesù, alla sua cura per la famiglia che Dio gli ha affidato, e allo sguardo attento con cui la guida nell’evitare i pericoli. Per questo i Pastori sappiano essere davanti al gregge per indicare la strada, in mezzo al gregge per mantenerlo unito, dietro al gregge per evitare che qualcuno rimanga indietro e perché lo stesso gregge ha, per così dire, il fiuto nel trovare la strada. Il pastore deve muoversi così!

Cari Rappresentanti Pontifici, sono solo alcuni pensieri, che mi vengono dal cuore, ho pensato tanto prima di scrivere questo: questo l’ho scritto io! Ho pensato tanto e ho pregato. Questi pensieri mi vengono dal cuore, con i quali non pretendo di dire cose nuove - no, nessuna delle cose che ho detto è nuova - ma sui quali vi invito a riflettere per il servizio importante e prezioso che prestate a tutta la Chiesa. La vostra è una vita spesso difficile, a volte in luoghi di conflitto – lo so bene: ho parlato con uno di voi in questo tempo, due volte. Quanto dolore, quanta sofferenza! Un continuo pellegrinaggio senza la possibilità di mettere radici in un posto, in una cultura, in una specifica realtà ecclesiale. Ma è una vita che cammina verso le promesse e le saluta da lontano. Una vita in cammino, ma sempre con Gesù Cristo che vi tiene per mano. Questo è sicuro: Lui vi tiene per mano. Grazie ancora per questo! Noi sappiamo che la nostra stabilità non sta nelle cose, nei propri progetti o nelle ambizioni, ma nell’essere veri Pastori che tengono fisso lo sguardo su Cristo. Ancora una volta grazie! Per favore, vi chiedo di pregare per me, perché ne ho bisogno. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Grazie.

domenica 9 giugno 2013

Temi pastorali della Conferenza Episcopale Croata

La Segreteria della Conferenza Episcopale Croata ha emanato un ampio comunicato per descrivere gli argomenti discussi nella riunione straordinaria annuale tra i Vescovi e i Superiori Croati tenutasi il 5 giugno 2013 nella sede di Zagabria. Hanno introdotto la discussione Mons. Želimir Puljic, Presidente della CEC, e p. Vinko Mamic ocd, Presidente dei Superiori Religiosi. In discussione sono stati posti diversi temi che impegnano la pastorale e la vita ecclesiale nel contesto socio-religioso attuale.
Si è discusso di Laici, Comunità e Movimenti che operano nella Chiesa, sia del loro apporto positivo e sia di perplessità derivanti da pretese poco canoniche. Sono state considerate alcune forme espressive della religiosità che si propongono per la ricerca dell'inusuale e della straordinarietà, rischiando abusi e deviazioni dal genuino spirito religioso.
E' emersa una serie di esortazioni che riguardano soprattutto la proposta di “una spiritualità umile che accetta la volontà di Dio ed esprime fiducia nella sua provvidenza” e che si esprima come anima di una “nuova evengelizzazione” legata all'opera di “veri pastori fedeli alla Chiesa e che condividono la sorte dei poveri”. Secondo le ispirazioni provenienti soprattutto dal magistero di Giovanni Paolo II e dei due ultimi pontefici, Benedetto XVI e papa Francesco.
Atri argomenti sono stati le celebrazioni liturgiche, la lotta agli abusi sui minori, l'educazione sanitaria e le problematica educative della famiglia viste nell'ottica della promozione umana e dello sviluppo dell'identità cristiana.
Alla seduta pomeridiana della Conferenza Episcopale ha partecipato anche il Nunzio Apostolico in Croazia, Mons. D'Errico, che ha portato il suo saluto di rappresentate pontificio ed il suo contributo pastorale in comunione con i Vescovi Croati.

Il comunicato della Segreteria della CEC è stato riportato dall'agenzia cattolica di BiH (KTA); l'agenzia cattolica croata IKA ha riportato il messaggio dei Vescovi riguardante gli aspetti giuridici del curriculum di educazione sanitaria ed il coinvolgimento dello Stato. Sono entrambi leggibili ai link segnalati.


Diplomazia al servizio del Vangelo

In continuità con il clima celebrativo della scorsa Giornata dell'Università Cattolica di Zagabria, celebrata il 3 giugno 2013, due giorni dopo si è tenuta una significativa conferenza organizzata dal Club diplomatico croato sul tema "La diplomazia al servizio del Vangelo. Contributo del Vaticano allo sviluppo della Croazia nel contesto europeo". Relatore è stato il il prof. Željko Tanjic rettore della Cattolica di Zagabria.
Nel post precedente dedicato alle celebrazioni della Giornata Universitaria Cattolica Croata abbiamo potuto leggere l'importante indirizzo di saluto rivolto dal Nunzio Apostolico D'Errico e coglierne le dimensioni precipue del messaggio del magistero ecclesiale sviluppato nelle forme della relazione diplomatica.
Nel considerare il discorso storico-ecclesiale sulla diplomazia in Croazia sviluppato dal Rettore Tanjic nella sua conferenza, è importante notare le sintonie di valori e di riferimenti che siamo abituati a recepire nei discorsi e nelle attività del nostro amico Nunzio Apostolico, e che possiamo anche leggere nei suoi libri (Diplomazia e Servizio Pastorale, 2009; In honorem, 2012) e nei suoi saggi pubblicati sulla rivista Studi Storici e Religiosi.
Oltre lo specifico storico-croato della comunicazione conferenziale del Rettore, notiamo le similitudini attinenti la metodologia ed il rigore scientifico dello studio della materia diplomatica, l'importanza della sua influenza per il dialogo e per la relazione sociale ed antropologica tra i popoli e le comunità, le ispirazioni 'evangeliche' di un lavoro apostolico e missionario che è espressione della testimonianza della fede stessa della Chiesa fondata da Gesù Cristo ed inviata ad annunciare il Regno di Dio. 
L'approfondimento dell'argomento della conferenza di Zagabria si può operare attraverso la lettura dei vari commenti postati nei media e nelle agenzie croate, e soprattutto sul portale dell'Arcidiocesi di Zagabria che vi ha dedicato un commento ricco ed analitico, e sul portale dell'Università Cattolica Croata che ha seguito l'evento con particolare interesse. 


sabato 8 giugno 2013

Il secondo conclave del cardinale Vinko Puljic

La pubblicazione del libro del cardinale Vinko Puljic – Il mio secondo conclave marzo 2013 – rappresenta sicuramente, per il mondo cattolico e per la comunicazione internaziona-le, un evento di vasta risonanza ecclesiale e culturale. Nell'atrio del Museo di Mimar a Zagabria il 6 giugno 2013 l'arcivescovo di Sarajevo ha presentato, con il libro di 200 pagine, il racconto dei giorni trascorsi a Roma dalle dimissioni di papa Benedetto XVI al Conclave per l'elezione di papa Francesco. Quello di marzo 2013 è per il cardinale il secondo conclave, avendo egli partecipato anche a quello del 2005 per l'elezione di papa Ratzinger. Un'esperienza storica e pastorale vissuta personalmente in maniera significativa all'interno della Chiesa che ha posto il cardinale nella condizione di comunicare autorevolmente fatti e riflessioni di grande valore per la fede oggi.
Il portale dell'arcidiocesi di Sarajevo riporta un ricco e dettagliato commento della presentazione di Zagabria, alla quale ha partecipato anche il Nunzio Apostolico D'Errico con un suo intervento e con la pubblica manifestazione della grande amicizia che lo lega al cardinale dai lunghi anni della nunziatura in Bosnia-Erzegovina.
La relazione principale della presentazione è stata tenuta dal giornalista Darko Pavicic, il quale ha evidenziato tutti i significati storici ed estetici dell'opera del cardinale, rimarcando il significato della rinuncia di papa Benedetto XVI come una 'terapia d'urto' per la Chiesa e per il mondo intero che ha aperto prospettive nuove per la testimonianza della fede e per il dialogo internazionale. L'importanza della sorprendente elezione di papa Francesco si riverbera anche nell'importanza della testimonianza del Cardinale che ha vissuto e narrato in prima persona, nel Conclave appunto, gli avvenimenti e i discorsi che hanno portato all'elezione del nuovo papa. La presentazione del libro ha rimarcato l'eccellente qualità del corredo fotografico e la guida d'eccezione, rappresentata dallo stesso Cardinale narratore, per la percezione dei rapporti umani, dei luoghi e delle attività del Vaticano coinvolti nell'elezione papale ed esclusi dalla conoscenza diretta del pubblico.
Dallo stesso portale leggiamo una sintesi con l'intervento di mons. D'Errico registrato tra gli ospiti illustri.

Alla presentazione del libro "Il mio secondo conclave marzo 2013" hanno partecipato molti ospiti illustri. Mons. Alessandro D'Errico, Nunzio Apostolico in Croazia, e prima in Bosnia-Erzegovina, ha ricordato gli anni a Sarajevo e l'incontro con il cardinale Puljic, così come il suo impegno verso la Chiesa e il popolo croato.
Egli ha parlato dell'impressione che l'Arcivescovo ha lasciato nella sua terra natale, quando ha visitato Frattamaggiore (vicino a Napoli), per il decimo anniversario della sua consacrazione episcopale (2009).
Mons. D'Errico ha parlato della preoccupazione del cardinale, dell'impegno per le persone sofferenti in Bosnia-Erzegovina, e per la promozione dei visitatori. Ha detto "Siate orgogliosi del Cardinale, amatelo, e soprattutto prestate attenzione a tutto ciò che Puljic opera in favore del popolo croato."
Congratulazioni al Cardinale per il nuovo libro sono state espresse dal sindaco di Zagabria Milan Bandic. Per la parte musicale del programma hanno partecipato il cantautore di musica cristiana Luka log e violinista Orest Shourgot.

L'evento ha ricevuto attenzione e commenti dalle agenzie cattoliche di Croazia e di Bosnia-Erzegovina e da tutta una serie di media che hanno divulgato la notizia con approfondimenti culturali e gallerie fotografiche.  


Festa di San Quirino martire patrono della Diocesi di Krk

La Diocesi di Krk (Veglia) celebra il 4 giugno la memoria del patrono San Quirino vescovo e martire. E' una chiesa isolana dell'adriatico orientale ricca di antiche testimonianze cristiane che risalgono ai tempi della persecuzione di Diocleziano (IV secolo). La passio di San Quirino, che coraggiosamente difese la sua fede fino alla morte subita per ordine imperiale, trova nella diocesi un luogo privilegiato della sua celebrazione; d'altro canto essa è nota in vari altri luoghi dell'antico impero, in Pannonia, nella Repubblica di San Marino sulla sponda occidentale dell'Adriatico, e nell'area di Roma che fu meta, nel V secolo, della traslazione delle reliquie del martire. Sulla figura di San Quirino si incentrano perciò molti temi dell'agiografia e del pellegrinaggio devozionale. La festa in suo onore a Krk è ricca di significati e di partecipazioni.
Sul portale della diocesi si leggono interessanti note storiche e le iniziative religiose e comunicative disposte per la festa del santo. Importante è significativa è la partecipazione di numerosi vescovi dell'area istriana e dalmatica, che sottolineano con la loro presenza la figura del pastore San Quirino, che si pone all'origine della fede cristiana nel territorio croato; allo stesso modo è significativa la presenza dei religiosi e dei monaci che rimarcano il sentimento profondo della spiritualità legata alla devozione verso il santo, che è onorato anche da una grande espressione della fede popolare.
L'arcivescovato locale ha invitato Mons. D'Errico a visitare la diocesi e a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica della sera del 4 giugno. Il Nunzio Apostolico si è mosso da Zagabria nello spirito ecclesiale e del pellegrinaggio devoto, e non ha fatto mancare la sua partecipazione pastorale e la sua parola di benedizione rivolta a tutti i fedeli a nome del Papa. 
Riporto nella traduzione ad sensum dal croato la parte riguardante mons. D'errico letta nell'ampio commento postato sul portale della diocesi. Altri commenti e qualche scheda storico-agiografica si possono leggere tramite i link alle agenzie cattoliche e ai portali che si sono interessati della festa di san Quirino a KrK. 

Martedì 4 Giugno si celebra il S. Patrono della diocesi di Krk. Alla Celebrazione hanno assicurato la loro presenza, insieme con il vescovo locale Valter Zupan, il Nunzio Apostolico in Croazia mons. Alessandro D'Errico e i vescovi Ivan Devčić, Mile Bogovic, Drazen Kutleša.  Nella mattinata, presso il Palazzo Vescovile a Krk c'è stata una riunione dei vescovi della metropolia di Rijeka. Nel pomeriggio, il Nunzio Apostolico, accompagnato da mons. Valter Zupan, dal Cancelliere diocesano Francesco Velcic e dal sacerdote p. Anton Valkovića, in un tour per il palazzo vescovile, per la cattedrale, per la collezione di oggetti sacri della chiesa di S. Quirino e per il castello Frankopanski. Alle ore 17 mons. Alessandro D'Errico ha incontrato nella sala del Palazzo del Vescovo i sacerdoti e i religiosi della diocesi di Krk. Alle ore 19 vi è stato il momento culminante della concelebrazione eucaristica solenne presieduta dal Nunzio Apostolico, concelebranti i vescovi e i sacerdoti numerosi. Vi è stato un breve discorso di benvenuto per gli ospiti, soprattutto per il Nunzio Apostolico e i fratelli Vescovi, per il Segretario Generale della CBC, per tutti i sacerdoti e monaci assemblati, per le autorità comunali e per tutti i credenti convenuti. Nella sua omelia il Vescovo Mile Bogovic ha sottolineato l'importanza di una corretta comprensione della croce e del martirio nel cristianesimo. I Martiri devono essere visti come vincitori e non come sconfitti, e Cristo crocifisso sulla croce non porta disgrazia per l'umanità ma elevazione dell'umanità, perché nella sua passione si esprime l'amore incommensurabile e il desiderio di salvare l'uomo, consegnandosi in totale sicurezza al suo Padre celeste. Ai Martiri va la lode per la loro qualità superiore della sequela di Cristo nella sofferenza e nella morte, devono essere riconosciuti come vincitori, nonostante la loro grande umiliazione. Poi ha spiegato il contesto storico del martirio di Quirino, la persecuzione al tempo dell'imperatore Diocleziano, e la decisione dell'imperatore Costantino di dichiarare nel 313 l'Editto di Milano, che prevede la libertà religiosa per i cristiani, e del quale si celebra il 1700° anniversario. E' stato un momento di cambiamento per capire la croce, il simbolo della sofferenza che diviene simbolo di vittoria. Ha ricordato l'invito di Papa Giovanni Paolo II che ogni nazione deve fedelmente elencare i martiri che procurarono la salvezza dei Gentili. La vera vittoria del popolo sta nel segno della croce, e non nella diffusa incomprensione della libertà. 

Verso la fine della celebrazione eucaristica, il vicario generale mons. Slavko Zec ha dato un dono simbolico al Nunzio Papale, un rilievo che mostra l'antica figura di San Quirino.
Mons. Alessandro D'Errico ha ringraziato per il dono ricevuto, per la celebrazione dell'Eucaristia e l'ospitalità complessiva. Il Nunzio Apostolico ha anche detto che in questa occasione ha confermato ciò che già sapeva: che la Diocesi di Veglia non è grande, ma è una chiesa viva che fedelmente cammina con il Santo Padre, in unione con i vescovi croati; una Chiesa che cammina che sa ascoltare e guardare i segni dei tempi. Egli ha anche sottolineato che molti sacerdoti della diocesi di Krk sono impegnati per servizi importanti al di fuori del suo territorio. Egli ha espresso la sua gioia in questa occasione per aver più strettamente incontrato la figura di San Quirino, vescovo e martire. Alla fine i partecipanti hanno condiviso la benedizione apostolica.


venerdì 7 giugno 2013

Felicitazioni a Milan Bandic per la rielezione a Sindaco di Zagabria

I media croati che seguono con attenzione le vicende politiche e sociali di Zagabria hanno dato ampio rilievo all'incontro avvenuto tra il Sindaco Milan Bandic ed il Nunzio Apostolico Mons. D'Errico. L'occasione dell'incontro è stata l'espressione che il Nunzio ha fatto, a nome del Corpo Diplomatico accreditato a Zagabria, per le felicitazioni dell'avvenuta rielezione alla massima carica cittadina.
Traduco ad sensum Le parole del Nunzio riferite dal comunicato rilasciato dal Dipartimento delle Comunicazioni dell'Ufficio del Sindaco, riportato sul portale della città di Zagabria e rilanciato dalle diverse testate laiche in rete e dalle agenzie cattoliche.


Sono venuto a congratularmi con il sindaco, un caro amico, ancora una volta, e non solo a nome personale, ma in nome del corpo diplomatico” - ha detto Mons. Alessandro D'Errico, dopo un incontro organizzato come un segno del primo giorno lavorativo dopo la rielezione del sindaco alla massima carica della città croata. Parlando della collaborazione con il Sindaco Bandic, che risale al tempo in cui era nunzio in Bosnia-Erzegovina, l'ospite ha espresso la sua stima al sindaco per la sua attenzione alle problematiche umane e al dialogo sociale; per la sua capacità di stabilire un ottimo rapporto con tutte le comunità religiose, e in particolare con gli Ambasciatori del Corpo Diplomatico. L'arcivescovo D'Errico ha anche molto apprezzato il senso dell'ospitalità che è rivolto a chi vive e lavora a Zagabria.


Indirizzo di saluto per la Giornata dell'Università Cattolica di Zagabria

L'avvenimento della Giornata dell'Università Cattolica di Zagabria, celebrato il 3 giugno 2013, ha avuto una vasta eco nella comunicazione nazionale croata ed internazionale europea. I significati celebrativi sono stati evidenziati su tutti i media della rete informatica e della divulgazione giornalistica, sia per l'importanza dell'evento e sia per la partecipazione delle personalità rappresentative della Chiesa, della Politica e della Cultura. 
Alla fondazione dell'Università Cattolica a Zagabria, avvenuta il 3 giugno del 2006, si connettono riferimenti storici e religiosi, valori identitari della fede cattolica, nell'area europea ove essa è operante nel campo della formazione universitaria e del progetto etico e socio-culturale del futuro delle giovani generazioni.
Questi riferimenti e questi valori sono leggibili in tutti i commenti dei media, cattolici e laici, che hanno riportato la notizia dell'evento. Soprattutto sono leggibili sul portale dell'Arcidiocesi di Zagabria, che opera un parallelo simbolico con la fondazione a Zagabria della Scuola Superiore dei Gesuiti avvenuta nel XVII secolo.
Sullo stesso portale è proposto un programma della Giornata (Dies Academicus) che evidenzia le attività e le partecipazioni. In primis gli accordi di collaborazione in chiave europea tra le Università Croate ed Ungheresi, poi le presenze del cardinale Josiph Bozanic, Gran Cancelliere della Stessa Università cattolica di Zagabria, e del cardinale Peter Erdo, arcivescovo primate d'Ungheria e Gran cancelliere della Università Cattolica di Budapest. Altre presenze segnalate sono quelle dei Rettori delle Università che firmano gli accordi, Zeljko Tanjic per quella di Zagabria e Szabolcs Anselm Szuromi O. Praem per quella di Budapest.
Tra le le varie iniziative della Giornata è stata presentata al pubblico una mostra artistica di chiese in miniatura, e sono stati eseguiti canti dai Cantores Sancti Marci.
Il Dies Academicus è culminato nella festa che ha riunito i rappresentati delle chiese periferiche e della vita sociale, culturale ed economica della Croazia. Non ha fatto mancare la sua significativa presenza, e la sua parola sull'importanza storica e nazionale dell'Università Cattolica, il Presidente della Repubblica Ivo Josipovic. Varie altre personalità della politica, della scienza e della diplomazia hanno partecipato all'evento: Milan Bandic Sindaco di Zagabria, Ruzica Beljo Luci, Vice Ministro della Scienza dell'Istruzione e dello Sport, gli accademici Zvonko Kusic e la duchessa Gloria von Thurn und Taxis, alcuni ambasciatori ed altri.
Il cardinale Bozanic ha fatto gli onori di casa con discorso d'apertura e consegna di riconoscimento al Rettore della Cattolica, ed il cardinale Erdo ha tenuto una conferenza sul significato della fede in Gesù Cristo nella cultura europea.
Mons. D'Errico, rappresentante della Santa Sede in Croazia, ha rivolto un saluto a tutti i partecipanti esprimendo i significati storici ed ecclesiali della Giornata. Di seguito riporto il testo in italiano del suo discorso.

GIORNATA DELL' UNIVERSITA' CATTOLICA CROATA
Saluto del Nunzio Apostolico
 Arcivescovo Alessandro D'Errico
(Zagabria, 3 giugno 2013)

     Sono lieto di poter partecipare a questo solenne Atto Accademico che è reso ancora più significativo dalla partecipazione del Presidente della Repubblica,  Sua Eccellenza il Professore Ivo Josipović; dell’Em.mo Cardinale Péter Erdõ, Primate d’Ungheria e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee; e di illustri personalità del mondo politico e culturale. A tutti - e in primo luogo al Gran Cancelliere l’Em.mo Cardinale Josip Bozanić, e al Reverendo Rettore, il professore Željko Tanjić - ho l'onore di portare il saluto e la benedizione del Santo Padre Francesco, insieme al suo augurio per la missione che questa Università  è chiamata a svolgere in Croazia e fuori della Croazia, per il bene della società contemporanea.

     L’attenzione che la Chiesa ha sempre riservato alle Università è testimoniata anche dal fatto che lungo il corso dei secoli essa ha promosso il sorgere di numerosi centri universitari, tra i quali vanno annoverati alcuni tra i più celebri ed antichi. In questo contesto, l’iniziativa dell’ Arcidiocesi di Zagabria e della Conferenza Episcopale Croata di dar vita ad una Università Cattolica Croata, fu accolta dalla Santa Sede con grande favore, specialmente tenendo conto delle attese e delle esigenze che nell’ambito culturale sono particolarmente avvertite in quei Paesi dominati fino a qualche anno fa dalla ideologia atea comunista.

     Oggi, a distanza di tre anni, possiamo ben affermare che l'Università Cattolica Croata sta svolgendo il suo compito con serietà e buoni frutti. Fedele al suo motto “Lux vera“, essa sta condividendo con gli altri Atenei l’impegno della formazione e della ricerca, avvertendo tuttavia la responsabilità della sua specifica identità, che consiste nell’ avere un costante riferimento alla luce della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa. E così,  essa può guardare al futuro con fiduciosa speranza, lieta di poter formare persone responsabili e mature, coscienti della loro identità cristiana, rispettose delle diversità, pronte anche ad assumersi ruoli di guida nei vari ambiti della società.

     Dal punto di vista della Santa Sede, la missione dell’Università Cattolica Croata assume ancora maggiore importanza nel contesto dell’ imminente ingresso della Croazia nell’Unione Europea. Perciò l’augurio che ho l’onore di trasmettere - e che formulo anche a nome mio personale - è che essa, insieme alle altre Istituzioni culturali ed educative del Paese, possa contribuire attivamente alla crescita e allo sviluppo del continente europeo, con le grandi potenzialità culturali e con la preziosa eredità religiosa, che sono specifico patrimonio della storia e della cultura del popolo croato.

Grazie!


sabato 1 giugno 2013

Festa della Visitazione alla Madonna della Porta di Pietra di Zagabria

Il mese di Maggio si è chiuso con la celebrazione liturgica della festa della Visitazione della Beata Vergine Maria. La devozione mariana in ogni luogo del mondo cattolico, soprattutto in questo mese, trova manifestazioni che ne esprimono la bellezza e la tradizione ancorata al territorio e alla storia civile e religiosa. La chiusura del mese mariano è sempre ricca di storie, di significati antropologici e di sentimenti di preghiera e di gratitudine per la Madre del Signore.
Al mio paese il mese mariano è stato celebrato in tutte le parrocchie e i santuari con un particolare impegno pastorale e con una serie di catechesi sul tema mariano a vario orientamento biblico devozionale e liturgico. La festa della Visitazione è stata particolarmente solenne e significativa nella Basilica Pontificia di San Sossio, ed il mese mariano a Frattamaggiore ha avuto la possibilità di essere vissuto con intensità grazie anche alle celebrazioni serotine di Mons. D'Errico per qualche settimana nella parrocchiale della Madonna del Carmelo e di San Ciro.
Di ritorno alla Nunziatura di Zagabria, Mons. D'Errico si è ritrovato a vivere il momento sicuramente importante e significativo del mese mariano in Croazia che si esprime nella festa della Visitazione celebrata nel luogo sacro e storico di Zagabria, nel centro antico della città alta, dedicato alla Madonna della Porta di Pietra, Patrona della capitale croata.

La conclusione del mese dedicato a Maria a Zagabria ha registrato così una solenne concelebrazione della festa della Visitazione che ha visto riuniti l'arcivescovo di Zagabria cardinale Bozanic, il Nunzio Apostolico D'Errico, il presidente della Conferenza Episcopale Croata, una decina di altri vescovi di sedi croate ed europee, il clero numeroso, insieme con l'arcivescovo di Colonia cardinale Joachim Meisner, ospite in Croazia e celebrante principale. Una moltitudine i fedeli.
I temi del saluto del cardinale Bozanic e dell'omelia del cardinale arcivescovo di Colonia hanno messo in risalto la vitalità e la storicità della relazione e dello scambio inter-ecclesiale nell'area cattolica mitteleuropea che va da Colonia a Zagabria. Ciò ha assunto un particolare significato nell'ottica della fede che fa riferimento al comune pellegrinaggio verso i luoghi di Maria. In particolare verso il santuario mariano di Zagabria, luogo simbolo della città, ove è posta in venerazione una effige della Madonna con Bambino tra Angeli che risale al XIV secolo e che è portatrice di una leggenda d'origine che narra la ricchezza di fatti miracolosi e di interventi della Vergine a favore dei fedeli devoti e della stessa città di Zagabria.
Particolare risalto anche ai riferimenti storici, politici, religiosi e culturali, dell'entrata della Croazia nell'UE, espressi dai discorsi dei due cardinali, è stato dato dalle agenzie cattoliche e dai media in rete che hanno ampiamente commentato e fotografato la celebrazione.

Seguono i link che segnalano anche la presenza delle gallerie fotografiche.