martedì 2 luglio 2013

La Croazia in Europa. Valori di civiltà e radici cristiane in due discorsi

Due discorsi, i più recenti ed ufficiali, pronunciati sulla Croazia che diviene uno degli Stati dell'Unione Europea, assumono particolare importanza ed illuminano la conoscenza delle dinamiche storiche e delle speranze progettuali di questa nazione. Il primo è quello pronunciato dal Presidente Ivo Josipovic in occasione della cerimonia centrale di adesione della Croazia all'UE del 1 luglio 2013, ed è leggibile sul portale della Presidenza della Repubblica di Croazia; il secondo è quello pronunciato dall'arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, durante l'omelia della Santa Messa celebrata il 30 giugno a Roma in San Girolamo dei Croati su invito dall'Ambasciata croata presso la Santa Sede, ed è leggibile sul numero odierno di L'Osservatore Romano.
Le parole del Presidente croato rimandano al sogno realizzato dell'appartenenza della Croazia all'Europa, ai valori della libertà, della pace e del dialogo democratico, del lavoro e delle speranze cui hanno creduto e per cui hanno operato il popolo e le sue generazioni.
Le parole del responsabile del Ministero degli Affari Esteri del Vaticano, che opera significativamente anche attraverso l'attività dei Nunzi Apostolici, rievocano le dimensioni storiche ed ecclesiali delle radici cristiane ed europee della Croazia.
Con la lettura di ambedue i discorsi si recupera anche la bella sensazione di un riascolto di parole e di una rimeditazione di concetti che siamo abituati a conoscere ed ad apprezzare grazie alla comunicazione legata all'attività diplomatica e all'opera pastorale ed apostolica dell'arcivescovo Alessandro D'Errico, attuale Nunzio a Zagabria e sempre amichevolmente ed ufficialmente dialogante con le due alte personalità.

Con questo post propongo la lettura diretta dei due discorsi, ovviamente tradotto ad sensum quello del Presidente Josipovic.

01 07 2013

Discorso del Presidente Josipovic in occasione della cerimonia centrale di adesione della Croazia all'UE


Cari ospiti illustri, cari cittadini croati,

oggi è un giorno grande e gioioso per il nostro paese, la Croazia. Il giorno in cui apriamo un nuovo capitolo nel grande libro della nostra storia. Un giorno in cui siamo pienamente accolti come stato membro a pieno titolo della comunità più grande e di maggior successo dei paesi europei che sia mai esistita nel nostro continente. Questo è il giorno in cui realizzano il loro sogno, non solo questa generazione, ma le molte precedenti generazioni del nostro popolo. Il giorno in cui creiamo le basi per un futuro democratico ed europeo sicuro per la nostra nuova generazione. L'Europa è stata, è e sarà un 'idea a cui apparteniamo. Eravamo, siamo e rimaniamo europei. L'Europa è una parte fondamentale della nostra identità nazionale. Noi apparteniamo ad essa, non solo per la posizione geografica in cui ci troviamo, ma anche per i valori che condividiamo con gli altri. In primo luogo, è il valore della libertà. La libertà è il bene più grande che abbiamo. Croazia libera in un'Europa libera - è stato il principio guida di molti della nostra generazione. Ora ci rendiamo conto. Ma, l'idea di libertà include la libertà degli individui, la libertà di ognuno di esprimere se stessi e di essere quello che è - senza imposizione e coercizione. La libertà include l'uguaglianza di grandi e piccoli, di maggioranza e di minoranza, il popolo e lo Stato reciprocamente diversi, ma capaci di rispettare e proteggere la libertà degli altri. La libertà include la solidarietà tra le persone. Per noi l'Europa è una comunità di pace e sicurezza. La nostra storia è stata difficile e spesso tragica. Stiamo andando verso l'Europa per garantire a noi stessi e alle generazioni future la pace e la stabilità. In base alla nostra esperienza, vogliamo sottolineare in questa occasione che l'Europa è emersa come un progetto contro la guerra, e si è trasformato in un simbolo di pace e di cooperazione. Si tratta di una garanzia di pace e sicurezza per tutti coloro che vivono in essa. Pertanto, non vogliamo che l'Europa si fermi alle nostre frontiere. Cerchiamo di essere aperti a tutti i paesi e alle persone di buona volontà, a tutti coloro che vogliono stare in pace con gli altri e vivono la libertà di condividere il sogno europeo e un futuro europeo.
Cari cittadini, cari cittadini della Croazia, l'ingresso nell'Unione europea ha suscitato nuove speranze nel nostro popolo. La nostra speranza è consapevolezza. Abbiamo dimostrato che quando vogliamo qualcosa veramente, quando lavoriamo insieme per raggiungere i nostri desideri e i nostri obiettivi, i desideri si avverano. In effetti, la storia del successo croato è fatta di unità, di perseveranza, di ambizione e di ideali. Questo è il messaggio principale di questa giornata, il messaggio per stare insieme e per realizzare quegli obiettivi che sembrano difficili da raggiungere. Abbiamo di fronte a noi molti ed importanti obiettivi non sempre facilmente raggiungibili. La libertà, la democrazia, la prosperità, la scienza, e il successo non possono essere raggiunti senza il coraggio, la conoscenza, la perseveranza e l'unità, senza la volontà di cooperare e di lavorare sodo. Lasciate che la nube della crisi economica non oscuri la nostra visione di ottimismo. La crisi è una sfida, un invito a rendere il domani migliore dell'oggi. Cari ospiti illustri provenienti da altri paesi membri dell'Unione europea. Grazie per il sostegno che ci avete fornito durante la nostra trasformazione in paese di valori e virtù europei, un paese che è soddisfatto del suo successo e non intossicato da esso. Il Paese sa di essere preparato per un lavoro serio e responsabile, di essere capace di assicurare ulteriori progressi e di mettersi al passo con i paesi più avanzati d'Europa. Grazie per l'amicizia e per la fiducia che ci avete dato. La Croazia sarà membro responsabile, costruttivo e attivo dell'Unione Europea.

L’omelia dell’arcivescovo Dominique Mamberti durante la messa in occasione dell’entrata di Zagabria nell’Unione europea

La Croazia testimonianza delle radici cristiane dell’Europa

Accogliendo l’invito dell’Ambasciata croata presso la Santa Sede, S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, si e recato ieri, domenica 30 giugno, nella Chiesa di San Girolamo dei Croati a Roma per presiedere la Santa Messa, in occasione dell’entrata della Croazia nell’Unione Europea. Oltre ai numerosi sacerdoti presenti, hanno concelebrato l’Ecc.mo Mons. Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi e l’Ecc.mo Mons. Đuro Hranić, Arcivescovo metropolita di Đakovo-Osijek. Insieme al Corpo Diplomatico, erano presenti anche numerosi fedeli croati.

Eccellenze, cari sacerdoti, Signori Ambasciatori e distinte Autorità, Cari amici!
1. Sono particolarmente lieto di prendere parte a questa solenne liturgia, che accompagna nel segno della fede un evento che, per la sua singolarità, segna la nostra storia comune. Mi pare di scorgere quest’oggi una particolare sintonia tra le parole della Scrittura e la felice circostanza che ci raduna. Le letture bibliche che abbiamo appena ascoltato, ci consegnano un’immagine comune, che racchiude un bel concetto e si sintetizza nella parola “cammino”. Nella prima lettura si presenta la scena della vocazione profetica di Eliseo, il quale cessa di guidare i buoi attaccati all’aratro. Ha lasciato il giogo di legno dei buoi e ha preso su di se il giogo dello Spirito di Dio, che lo conduce su strade che fino ad allora egli non aveva neppure immaginato. Nella seconda lettura, San Paolo ammonisce i cristiani affinché si lascino guidare dallo Spirito nella loro vita. E da ultimo, il Vangelo ci mostra Gesù in cammino verso Gerusalemme, dove si compirà il suo destino.
2. Quello che si compie nella vita dei singoli, in certo senso accade anche nella vita delle Nazioni. Oggi, siamo radunati nello storico Tempio di San Girolamo dei Croati, per rendere grazie al Signore per un traguardo rimarchevole nella storia della nobile Nazione Croata, che, da domani, entrerà a far parte dell’Unione Europea. Traguardo di un cammino che il popolo croato ha iniziato a intrecciare con la storia europea a partire dal VII secolo, con l’arrivo delle tribù croate sul territorio dell’odierna Croazia e soprattutto con il battesimo della Nazione Croata. Il Beato Giovanni Paolo II, durante la sua seconda visita in Croazia nel 1998, celebrando l’Eucarestia a Spalato, ha detto: ≪La decisione dei vostri padri di accogliere la fede cattolica, la fede annunciata e professata dai Santi Apostoli Pietro e Paolo, ha avuto un ruolo centrale nella storia religiosa e civile della Nazione. “Questo fu un evento di capitale importanza per i Croati, perché da quel momento accettarono con grande prontezza il Vangelo di Cristo come veniva propagato e insegnato da Roma. La fede cattolica ha permeato la vita nazionale dei Croati ” (Lettera pastorale del 16 marzo 1939)” (Omelia Santa Messa a Spalato 4 ottobre 1998).
3. La Nazione Croata, e poi lo Stato, hanno cioè ricevuto, sin dal loro sorgere, la propria caratterizzazione dal sigillo battesimale. Mentre si rafforzavano i legami con la Chiesa di Roma, esso e stato l’elemento qualificante dell’autocoscienza di un insieme di tribù che si è riconosciuto Popolo e ha dato vita, in un determinato territorio, allo Stato dei Croati. E non sono mancate da subito figure insigni per il popolo e per la Chiesa: Papa Giovanni IV era originario della Dalmazia, e il primo re croato, Tomislav, ha ricevuto il titolo di “ottimo figlio della Chiesa Romana”. Nella difficile storia del popolo croato, il radicarsi della fede cattolica progredisce di pari passo con il rafforzamento della consapevolezza di un ruolo e di un insieme di virtù che hanno consentito alla nazione croata di conquistare, attraverso i secoli, talvolta al prezzo del duro sacrificio dei suoi figli, il posto che oggi viene ad occupare nell’Unione Europea, la Comunità degli Stati e dei Popoli d’Europa.
Alla vigilia dell’ingresso a pieno titolo dell’Unione Europea, quale 28° membro, possiamo ben ripetere le parole del Papa Leone X, che anche il Beato Giovanni Paolo II volle ricordare durante l’Udienza Generale nel 1994: ≪All’epoca della penetrazione ottomana in Europa, Leone X tributò ai Croati il titolo di “scutum saldissimum et antemurale Christianitatis”. E un titolo che aveva il suo significato piu profondo e vero nella storia di fede e di santità che il popolo croato ha saputo realizzare≫ (Giovanni Paolo II, udienza del 14 settembre 1994).
4. Molte persone oggi sono disorientate, e si chiedono: ≪In quale direzione dobbiamo camminare? Dove andiamo? Quali sono le indicazioni che dobbiamo seguire?≫. La risposta è molto breve: è il Cristo Signore. Ben sei volte san Luca nel brano evangelico che oggi abbiamo proclamato dice che Gesù è in cammino. Gerusalemme non è solo la meta geografica del suo viaggio, ma anche il punto di arrivo delle promesse e delle attese dell’intera storia di Israele. Nei Salmi e nei profeti la città di Gerusalemme è il simbolo e il centro verso il quale converge tutta la storia di speranza del popolo di Dio. Il cammino di Gesù è diretto a Gerusalemme per compiere il suo “esodo”. Nella città santa egli farà il passaggio attraverso il “battesimo” e il “fuoco” della sofferenza e della morte, per entrare nella gloria della salvezza e della libertà definitiva. Questa è la via che Gesù inaugura con il suo viaggio a Gerusalemme. Al seguito di Gesù sono i dodici apostoli, i discepoli e la folla. Sullo sfondo stanno i responsabili e capi della società ebraica di allora, gli scribi e i farisei. Il cammino di Gesù diventa la cornice per proporre l’insegnamento rivolto ai discepoli e al popolo, che rappresentano la comunità cristiana. Gesù nel suo viaggio a Gerusalemme fornisce ai discepoli gli orientamenti ideali e pratici per proseguire sulla via che egli apre per primo.
5. Il tema della via al seguito di Gesù, la sequela Christi, qualifica l’esistenza cristiana personale e comunitaria come esperienza aperta e dinamica. La prospettiva immediata del cammino di Gesù è quella della sua morte a Gerusalemme. E quel fine Luca lo richiama sei volte. Questo dovrebbe scongiurare la tentazione di trasformare il cammino verso la città santa in una marcia trionfalistica. Ma la meta ultima del viaggio di Gesù non è la morte, bensì la risurrezione.
Qual'è la meta del nostro cammino? Qual'è la meta dell’Europa e, in essa, della Croazia? La piena integrazione nell’Unione Europea non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per una nuova missione. Questo vuol dire un impegno ancora più intenso nella costruzione della casa comune che e il nostro continente. La Croazia non entra in Europa, perchè ne fa da sempre parte, ma soltanto rafforza i legami che la uniscono con altri componenti del vecchio continente. Durante la sua storia plurisecolare, soprattutto gli intellettuali croati, come Ermanno Dalmata, il beato Agostino Kažotić, Giorgio di Sclavonia, professore alla Sorbona, Giovanni Stojković di Ragusa, Marco Marulić, Antonio Veranzio, Giorgio Križanić, Giuseppe Ruggiero Bosković, per nominare soltanto alcuni, hanno contribuito alla creazione dell’ecumene cristiano-occidentale vedendo in essa non soltanto l’opportunità per il progresso e la prosperità della propria patria, ma anche per la costruzione dell’Europa come una casa comune di popoli di pari dignità.
6. Ogni costruzione per essere solida deve avere un forte fondamento. Ogni albero per resistere a tempeste, venti, uragani deve avere radici forti. In questo giorno cosi solenne possiamo chiederci su quali radici si costruisce l’Unione Europea.
Il Santo Padre Benedetto XVI nel 2007, durante il suo viaggio in Austria ha detto a tale proposito: ≪La “casa Europa”, come amiamo chiamare la comunità di questo Continente, sarà per tutti luogo gradevolmente abitabile solo se verrà costruita su un solido fondamento culturale e morale di valori comuni che traiamo dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni. L’Europa non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane. Esse sono una componente dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio≫ (Benedetto XVI, Incontro con il corpo diplomatico e con le Autorità, Vienna, 7 settembre 2007).
Nella storia moderna della Croazia, il Beato Cardinale Alojzije Stepinac, Arcivescovo di Zagabria, faro di luce nei tempi bui dei totalitarismi del ventesimo secolo, assurge a personaggio simbolo di questi valori. Nel suo cammino, seguendo il Cristo Signore, mostrava ai suoi compatrioti la strada giusta, la strada del Vangelo.
7. Nella sua storia, il popolo croato è sempre venuto in chiesa nei momenti più importanti del suo cammino: a ringraziare per le vittorie e per implorare da Dio aiuto e misericordia nei momenti delle sconfitte. Perciò, è molto lodevole l’iniziativa del Sig. Filip Vučak, Ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, di promuovere la celebrazione di questa Santa Messa di Ringraziamento, proprio in questa chiesa di San Girolamo, che è cosi cara per ogni croato.
Porgendo i migliori auguri a tutto il popolo croato, in questo momento storico, vorrei ricordare le parole di Papa Francesco, pronunciate il giorno dopo la sua elezione: ≪Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E cosi la Chiesa andrà avanti≫ (Francesco, omelia Cappella Sistina, 14 marzo 2013).
E cosi andrà avanti anche la Croazia. Se un compito ha oggi la Croazia, se c’e un impegno che oggi possiamo consegnare con fiducia al popolo croato, è quello di ravvivare in Europa la consapevolezza delle radici cristiane mediante la testimonianza dei valori di cui essa stessa è portatrice. I sacrifici e le croci che hanno marcato ed accompagnato la storia della nobile nazione croata, non sono stati inutili, anzi possono aiutarla nella storia presente a concorrere anche con il suo patrimonio spirituale all’edificazione della casa comune europea.
Preghiamo infine per l’Unione Europea, affinché porti sempre più pace e prosperità a tutti i Paesi del Continente. E cosi sia!


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